La "sora Adele" è un'abitante storica di San Lorenzo e una fonte inesauribile di ricordi sul quartiere che per anni ha lavorato in un banco di verdura dello storico mercato di San Lorenzo. Scoprire e incuriosirsi ai raconti di Adele vuol dire divertirsi ascoltando chi di San Lorenzo conosce tutto, dai "botticiai" al "carbonaro" passando per il "patataro" di una volta". Vi sorprenderà come a noi sapere che è possibile incontrare Adele non in un'antica osteria romana, di quelle con l'h, ma andando a prendere un gustuso piatto macrobiotico. In questo posto così "diverso" dall'Hostaria romana (specchio che, attraverso la cucina tipicamente verace e popolana, riflette l'anima dei quartieri storici di Roma) proprio qui ,al punto Macrobiotico, si può incontrare la che capa le verdure tra un ricordo e una storia da raccontare. Tra una tisana alle erbe, una polenta ai carciofi ed un sufflè di verdure l'incontro con Adele è stato entusiasmante perchè diverso e divertente è ascoltare racconti sui luoghi della nostra quotidianità. Luoghi che tramite i racconti di "Adelina" acquisivano una storia e dei significati prima sconosciuti. Cercheremo di riportare alcune tappe del nostro viaggio nei ricordi di Adele. Partiamo da Via dei Rutoli oggi strada trascurata, indifferente ed insignificante agli occhi dei più di passaggio, ma entro il punto di vista di Adele questa via è "il vicoletto" dove è nata. Un vicoletto dove oggi tra le varie saracinesche abbassate spunta solamente un'antiquario, proprio al posto della "bottega", la casa dove era nata. Adele ci racconta e fa rivivere il vicoletto come era una volta. Ci parla del "gelataro" dove i bambini del vicolo si ritrovavano e correvano trascinando i genitori per comprare un cono.
Ci parla del "carbonaro", della "sediarola", del "palazzo bombardato" e di "un'ospedale comunale" che fino agli anni della guerra sorgeva nel vicolo. Proprio questo ospedale, questa clinica faceva di via dei Rutoli una strada "centrale" all'interno del quartiere, infatti Adele si ricorda delle tantissime persone e dei tantissimi bambini che aspettavano all'ingresso della clinica, davanti alla "bottega sua", per la vaccinazione per il variolo. I racconti pian piano si spostano dal "vicoletto" a tutto il quartiere. Adele si ricorda del "carcere minorile vaticano" che prima sorgeva a via dei Marsi - dove ora si trova la scuola Montessori. In quel carcere fu rinchiuso il fratello per aver rubato quattro mele durante la guerra. Per questo motivo, ci spiega, non avrebbe potuto fare il concorso per l'aviazione. Sdrammatizzando il racconto del periodo della guerra, ci racconta che "per fortuna" la documentazione, la "fedina penale", andò persa sotto le macerie del bombardamento. Tanti sono i ricordi e i "bottoni" che ci siamo scambiati con Adele. Ci ha parlato dei "barrocciai" che portavano le botti di vino. Ancora delle "carrettelle" (carrozze che partivano da via Tiburtina per andare a Tivoli) che erano condotte da un certo "Gervasino" il quale, a ritorno da Tivoli, faceva salire i bambini del quartiere sui cavalli.
Le fontane comunali a via degli Entori dove tutti i giorni le "lavandaie" del quartiere si ritovavano e passavano il tempo tra un panno e una chiacchiera. Ancora ci ha parlato di come era piazza dell'Immacolata: dove ora sorge il bar degli Aurrunci prima c'era una stalla per i cavalli, un "patataro" e i depositi del mercato.
Proprio parlando del mercato, del suo banco di cicoria, abbiamo scoperto che proprio uno del nostro gruppo, Francesco, oggi possiede lo stesso banco al mercato che prima apparteneva ad Adelina. Le abbiamo allora chiesto se un'altra volta ci volesse accompagnare al "vicoletto" e al mercato in cui non andava ormai da anni. Di tutti i racconti e le questioni interessanti che abbiamo scoperto in questo incontro la cosa più interessante e divertente da sottolineare ci sembra quella di aver incontrato questa abitante storica in un contesto così diverso ed "estraneo" al quartiere. Adele tutti i giorni lavora e si ferma ad incontrare persone al Punto Macrobiotico così da creare un punto di incontro tra passato e presente, tra la romanità più verace della "verdumaia" e la diversità di un'offerta culinaria vegetariana e ricercata.
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