Incontro alla Casa della Partecipazione.

Proseguono gli incontri per la raccolta di foto, storie e la costruzione di miti sul quartiere e la creazione di cartoline.

La storia "ufficiale" di San Lorenzo




Il San Lorenzo di cui parliamo è quel quartiere di Roma stretto tra le Mura Aureliane, il distretto CNR - Ministero dell’Aeronautica - Città Universitaria de ‘La Sapienza’, il Cimitero Monumentale del Verano e lo Scalo Merci Ferroviario della Stazione Termini.




 Dalla nascita del quartiere ai primi anni Cinquanta



La storia "ufficiale" di San Lorenzo, quella scritta sui libri o su riviste specializzate (per di più di architettura e urbanistica), inizia descrivendo il quartiere come quel terreno agricolo a ridosso delle Mura Aureliane che, alla fine dell' '800, comincia ad accogliere famiglie migranti dall'Italia Centrale e Meridionale. Poche casupole abusive e qualche marrana all'ombra dei cantieri del 'Policlinico Umberto I' in via di costruzione. "Genti sperse accomunate solo da miseria e malaria" le parole con cui Monsignor Boncompagni Ludovisi descrive la popolazione in una relazione del 15 luglio 1900, indirizzata al segretario del Vicariato Pontificio.

 
Porta San Lorenzo nei primi anni del '900



Solo nei primi anni del '900 nascono i primi interventi a favore del nuovo quartiere. La Chiesa sviluppa una robusta rete assistenziale, rafforza il mandato parrocchiale dei padri Giuseppini del Murialdo, costruisce un oratorio in via dei Campani e la chiesa della Immacolata che, a differenza della "lontana" Basilica di San Lorenzo Protomartire adiacente il Verano, hanno lo specifico scopo di divenire contesti di aggregazione sociale per la loro prossimità al territorio.

Intanto l'Istituto Romano per i Beni Stabili, guidato dall’ingegner Eduardo Talamo, interviene con una parziale riqualificazione degli ambienti abitativi, costruendo bagni e cucine lì dove più famiglie condividevano una sola stanza; intanto Maria Montessori sceglie proprio San Lorenzo per aprire la prima Casa dei Bambini e intervenire a favore dei più poveri


 Edilzia popolare con ballatoio, primi anni del '900


Con la costruzione dello Scalo Merci ferroviario migliora anche la viabilità stradale ed iniziano ad stabilirsi nel quartiere nuovi abitanti, soprattutto ferrovieri, classe operaia politicizzata e organizzata sul piano sindacale. Nel 1914 l’Esercito della Salvezza, organizzazione cristiano-metodista, apre l’Albergo del popolo che accoglie poveri ed emarginati, mentre il Partito Socialista inaugura la sezione in via dei Sardi, a cui si aggiungono quelle di popolari e repubblicani.  



La Grande Guerra (1915-1918) provoca un peggioramento del tenore di vita aumentando il costo dei generi alimentari e dei beni di prima necessità. La chiamata alle armi degli uomini accelera l’impiego delle donne nei mestieri artigiani, nei trasporti e nella nettezza urbana, settori occupazionali che prima erano esclusivo appannaggio maschile. 
Le varie attività assistenziali del quartiere accolgono nuovi poveri e profughi italiani, serbi, montenegrini, mentre il dispensario comunale antitubercolare di via dei Rutili vede crescere la domanda di intervento nel territorio causata da colera, “spagnola” e malattie veneree. L’industria bellica implementa l’attività dello Scalo merci e della ferrovia, ma anche lo sviluppo del trasporto urbano su rotaia e della pavimentazione di strade che portano verso est: l’urbanizzazione dei terreni di Casal Bruciato e Portonaccio trasforma San Lorenzo da confine suburbano ad area di transizione tra la città intramuraria e l’espansione periferica.


 Ferrovia Roma-Tivoli, via Tiburtina





Nel primo dopoguerra si rafforzano le caratteristiche di San Lorenzo come roccaforte di sinistra, periodo in cui il Circolo Socialista di via dei Sardi svolge attività non solo politica ma anche culturale, consentendo l’accesso e la lettura di testi e materiale difficilmente reperibili o costosi per la maggior parte della popolazione. Le vicende politiche nazionali vedono una sinistra frammentata e vacillante di fronte alle iniziative fasciste, ma a San Lorenzo sezioni e circoli partitici riescono a cooperare tra loro e con gli spontaneismi popolari anarchici e filocomunisti, tanto che le resistenze dei primi Anni Venti richiedono l’intervento massiccio di Carabinieri e Guardie Regie.
Intanto il volto urbano-architettonico si arricchisce: nella parte alta del quartiere vengono costruiti sette edifici delle Ferrovie dello Stato (in via dei Ramni e piazza dei Siculi), i villini delle cooperative Quieta Domus e La Risorgente, e quelli eclettico-medievaleggianti dell’architetto Del Fa, collaboratore di Coppedè; nella “parte bassa” del quartiere vengono costruiti il carcere minorile (tra via dei Ramni e via dei Sabelli) e il cinema-teatro Palazzo, si insedia l’Associazione dei Cavalieri di Colombo (tra le vie degli Ausoni, dei Sabelli, dei Sardi, degli Enotri) che allestisce un centro sportivo; nel 1929 il campanile della Chiesa dell’Immacolata viene completato ad imitazione di quello della Basilica di San Marco a Venezia, diocesi di Papa Pio X.

                                                           Villino Pizzamiglio, Via dei Ramni


Alcune piccole imprese cessano le attività mentre i grandi artigianati diventano piccole industrie (il pastificio Cerere, la vetreria Sciarra, le fonderie F.E.R.A.M., la fabbrica di ghiaccio Pizzamiglio, le farmacie dell’Istituto Terapeutico Romano della famiglia Sbarigia, etc.); il trasferimento della Dogana allo Scalo Merci aggiunge al mercato del lavoro sanlorenzino figure come lo spedizioniere e il facchino, mentre la congregazione francese delle Ausiliatrici del Purgatorio, che ha sede in villa Mercede, consente alle donne del quartiere di partecipare ad attività formative in grado di sostituire i mestieri generici di lavandaia e massaia con quelli più qualificati e specializzati di ricamatrice e tessitrice. L’immissione di nuovi gruppi popolari e piccolo borghesi, le nuove disponibilità economiche e lavorative concorrono all’espulsione dei sottogruppi più emarginati nelle nuove borgate periferiche, modificando la struttura sociale del quartiere.



Negli anni Trenta il confine settentrionale dell’area sanlorenzina viene ulteriormente modificato dalla costruzione del Ministero dell’Aeronautica (1931), della nuova Città Universitaria (1932-1935) e del Centro Nazionale delle Ricerche (1939), strutture che rinforzano l’isolamento, sempre più intenzionalmente perseguito, del quartiere: queste strutture non solo divengono  simbolo dell’intento fascista di fare di Roma rappresentanza di sviluppo e grandiosità, ma si fanno anche presidi atti a confermare e rinforzare la separazione del quartiere operaio.

Con l’entrata in guerra dell’Italia (10 giugno 1940) e le massicce operazioni di rastrellamento dei “sovversivi”, San Lorenzo è coinvolto in un rigurgito di attivismo antifascista derivante da eventi nazionali e locali: l’Esercito della Salvezza viene sciolto, arrestati i suoi ufficiali, confiscati i suoi beni in quanto ente finanziato “da Londra” e quindi “nemico.
Accanto al mercato nero e alle iniziative assistenziali “ufficiali” vengono implementate l’economia domestica e le reti di sostegno sociale informale, mediante cui più nuclei familiari, ricorrendo al baratto, tentano di far fronte alle esigenze di beni di prima necessità (i prezzi dei generi alimentari erano infatti aumenti del 270%); queste strategie rinsaldano i vecchi legami tra gli abitanti di una stessa palazzina o isolato e favoriscono anche nuove “alleanze” tra immigrati provenienti da diverse regioni di Italia.




Quando i bombardamenti del 19 luglio 1943 radono al suolo molti palazzi del quartiere e coinvolgono migliaia di civili (le stime indicano cifre che oscillano tra 1.700 e 3.000 morti), si sgretola la  speranza dei romani che “la città  del papa” non sia ulteriormente sconvolta dalla guerra, mentre San Lorenzo rinforza il proprio vissuto di vittima, separata dal resto della città, a cui è riservato il pagamento della libertà di tutti. La storia del quartiere si avvita ulteriormente sull’asse dell’esclusione: mentre Roma non la rivendica come propria componente fisica e culturale, fascismo e alleati, agli occhi degli abitanti, sono paradossalmente uniti nell’intento di smembrare quella che viene definita “fastidiosa sacca di bolscevismo”.


   Titoli del giornale cittadino 'Il Messaggero'              





                                           Le prime reazioni ai bombardamenti
 

Con gli anni della resistenza la popolazione di San Lorenzo accoglie militari fuggiaschi e antifascisti, nasconde nelle tombe divelte del Verano le armi da consegnare ai partigiani, partigiani spesso sanlorenzini, che confluiscono tra le file di Bandiera Rossa, dei Gruppi di Azione Partigiana del PCI o in quelle sostenute dal Comitato Nazionale di Liberazione, al fine di attentare ai numerosi presidi tedeschi. Il 5 giugno 1944 San Lorenzo viene liberato dopo nove mesi di occupazione. Riaprono le sedi dei partiti antifascisti (PCI, repubblicani ora democristiani, socialisti) e l’Esercito della Salvezza ottiene, con una ordinanza del Governo Militare Alleato, la restituzione dei locali sequestrati.

Una nuova ondata di immigrazione coinvolge intere famiglie provenienti dal Sud Italia che cercano lavoro nelle Ferrovie dello Stato, ma la ricostruzione procede lentamente e molti abitanti del quartiere prendono la strada dei paesi di origine nella speranza di una nuova stabilità abitativa e sociale. Basti pensare che le reti fognarie sono quelle dei primi del Novecento e il 50% delle abitazioni verte in pessime condizioni; le attività di produzione diminuiscono di circa il 30% in quanto molte fabbriche (tra cui F.E.R.A.M., Cerere, Wührer) vengono trasferite in aree che usufruiscono dei contributi della Cassa del Mezzogiorno, mentre la saturazione delle locazioni del cimitero del Verano comporta una forte contrazione della domanda di prestazione artigianale.


Dalla seconda metà del Novecento ai primi anni del Duemila

Il Piano Regolatore del 1962 propone la costruzione di centri direzionali e servizi nell’area orientale della città al fine di inserire Roma nel gioco dei grandi centri finanziari europei, mentre San Lorenzo è fondamentalmente escluso da processi di risanamento e investimento: è prevista la costruzione di un doppio sistema di vie sopraelevate per lo scorrimento rapido che baypassa il quartiere, ma nessun restauro o valorizzazione fino al piano pluriennale del 1979 (definito compiutamente solo nel 1981) che  definisce il quartiere “zona di recupero”. Con quest’ultimo documento il Comune di Roma si impegna a mantenere la duplice connotazione residenziale e produttivo-artigiana del quartiere, ma anche ad intervenire sull’aspetto urbanistico-architettonico con interventi di riqualificazione di vecchi edifici e l’apertura al pubblico di una parte di Villa Mercede.


Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta il quartiere viene scelto come sede da alcuni dei “collettivi autonomi” che uniscono la protesta studentesca a quella operaia, di cui quello dei marxisti-leninisti-luxemburghiani, con sede in via dei Volsci, è un esempio ancor oggi attivo. Sempre nel taglio della politica “del popolo”, Radio Onda Rossa, che ha tuttora sede in via dei Volsci, e Radio Città Futura contribuiscono al coordinamento cittadino e nazionale delle iniziative politiche di studenti medio-superiori ed universitari.
San Lorenzo ancora una volta è trait-d’union tra molteplici realtà sociali: i vecchi partigiani residenti insegnano ai giovani le tecniche artigianali della stampa clandestina autoprodotta in ciclostile, li avvertono quando c’è “minaccia di retate” della polizia, “sanlorenzino di nascita e di adozione” diviene sempre più uno status dinamico che veicola l’emozionalità di vecchie e nuove appartenenze.





Manifestazioni studentesche, 1968


Progressivamente la connotazione marcatamente artigiana e proletaria del quartiere cede il passo e diviene ispirazione della sperimentazione artistica: sui giornali e nel tamtam urbano San Lorenzo diventa come Montmartre a Parigi, Tribeca a New York, Gracia a Barcellona, Jordaan ad Amsterdam. Nel 1984 Achille Bonito Oliva inaugura la mostra “Ateliers” nell’ex pastificio Cerere, ancora oggi  fucina di produzioni artistiche.

 Allestimento presso l'ex Pastificio Cerere


Dalla seconda metà degli anni Sessanta, a più riprese nei due decenni successivi e fino ai primi anni del nuovo secolo, assistiamo ancora una volta a trasformazioni estremamente rilevanti per la convivenza. Come già per le esperienze di Maria Montessori  il quartiere è fucina di cooperative sociali, iniziative assistenziali, volontaristiche e professionali, che nascono nell’intento della popolazione di coinvolgersi in progetti comuni e condivisi. È il caso dell’associazione di volontariato Grande Cocomero che, tuttora, offre spazi di gioco e creatività rivolti principalmente a bambini ed adolescenti, operando nel solco dell’esperienza di Marco Lombardo Radice e di una immagine della Psichiatria dell’Età Evolutiva capace di uscire dallo stereotipo della cura psichiatrica di istituto, di incontrare e coinvolgere la popolazione; dell’Ente Nazionale Giuseppini del Murialdo che, con l’associazione Sesto Continente, già alla fine degli anni Settanta, offre orientamento legislativo e assistenza a stranieri e immigrati che intendono accedere o rimanere in Italia.
Un esempio di associazionismo del quartiere è rappresentato anche dagli ‘Amici del mostro’, associazione nata con l’intento di trasformare in risorse le criticità legate alla sopraelevata prevista nel Piano Regolatore Generale del 1962. La Tangenziale Sopraelevata Est è stata progettata come via di scorrimento veloce per il settore Sudorientale di Roma, ma la sua realizzazione (avvenuta tra la seconda metà degli anni Sessanta e gli anni Settanta) sembra non esser stata pensata in relazione alle esigenze delle aree abitative che attualmente la ospitano.




La sopraelevata Tangenziale Est, via dello Scalo San Lorenzo


Già a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta e, in modo più massivo, tra anni Ottanta e Novanta, il terziario diviene settore fondamentale nella economia del quartiere e sempre più consistente il numero dei lavoratori impiegati nei servizi, rappresentati a San Lorenzo non solo dai trasporti pubblici o dal vicino Policlinico Umberto I, ma anche e soprattutto da La Sapienza.
Sin dalla sua costruzione, la Città Universitaria  ha contribuito al cambiamento del quartiere, sia perché molti degli abitanti e frequentatori attuali sono studenti sia per l’utilizzo di alcune strutture del territorio, come l’ONMI di via dei Sardi che diviene Istituto di Puericultura, l’ex reclusorio giovanile oggi Istituto di Neuropsichiatria Infantile, la fabbrica Wührer ora sede delle Facoltà di Psicologia.

Così, nei primi dieci anni del Duemila San Lorenzo presenta profonde modificazioni strutturali, sociali, economiche, culturali che si intrecciano in processi di non sempre facile convivenza.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...