Incontro alla Casa della Partecipazione.

Proseguono gli incontri per la raccolta di foto, storie e la costruzione di miti sul quartiere e la creazione di cartoline.

20 febbraio 2011

Tra realtà e fantasia, i bar di San Lorenzo. Beat Generation. Seconda puntata.

Per leggere la prima parte del racconto fai click sul link San Lorenzo al Bar. Prima parte.


“Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia confusione.”
On the Road, Jack Kerouac

C’è un ragazzo con un cappellino di paglia in testa seduto di fronte a me che mi ricorda Jack Kerouac. Cerco di non fissarlo, mi guardo un po’ intorno, prendo da bere, ma inevitabilmente torno a guardarlo. Mi sembra che lui sia la chiave per capire il bar in cui sono seduta, mi fa intuire quello che voglio scrivere: sono al bar Celestino al 62 di via degli Ausoni e qui faccio un’esperienza beat.
Beat è il ritmo incessante e incalzante delle chiacchiere tra i frequentatori del bar, beat è la mescolanza di lingue, nazionalità ed età che si incontrano, beat è la rozzezza degli stuzzichini che servono insieme alla bibita, beat è il sedersi con la pelle nuda delle gambe scoperte direttamente sulla strada perché le sedie del bar Celestino devono rispettare delle regole e non essere più di 20, ma i clienti del bar celestino sono sempre molti di più e non badano alle regole.
Nonostante questo quartiere sia pieno di locali molto più accoglienti nessuno dei ragazzi che è qui e mi circonda cambierebbe bar. Qui tutti sono incuranti di quello che succede intorno a loro, non riesco ad accorgersi di una vecchietta che deve fare delle manovre scomodissime per passare con il suo carrello perché sono tutti molto impegnati a disimpegnarsi: vengono qui per dedicare finalmente un po’ della loro giornata a quello che amano di più: parlare con altri di ciò che desiderano e vorrebbero fare, di ciò che leggono, di ciò che hanno pensato;
ma i clienti del bar celestino sono sempre Ci provano a realizzare le loro idee, ma pochi si affermano nella società “lenta”. Il beat (nel senso di ritmo) di questi ragazzi è per i più inascoltabile: le loro idee sono contorte, inesperte e inusuali, spesso risultano fastidiose. Una cosa che mi colpisce molto è che il bar dentro ha molto spazio per sedersi eppure è vuoto, in effetti anch’io ho scelto di sedermi fuori la strada per quanto stretta e affollata è molto più affascinante: dentro sembra ci si siedano le persone in cerca di riservatezza, gli altri che al contrario cercano il confronto, l’incontro con altre persone conosciute o no preferiscono la strada. In strada ci si può fermare a bere e salutare qualcuno senza nemmeno scendere dalla bici, basta che questo qualcuno abbia già una birra in mano.
Appena mi alzo dalla sedia e faccio per andarmene prendono il mio posto, quasi non ho ancora ripreso la borsa, ma non mi infastidisce capisco la fretta una sedia è una sedia. Cammino sulla strada a passo lento e penso che in posti così i giovani si prendano la loro gioventù che non riescono a portare nelle cose ordinarie come lo studio o il lavoro. Nel lavorare sono attenti alle regole e alle richieste dei superiori e non pensano di poter cambiare nulla, poi al bar si immergono in fantasie e riflessioni che spesso non “producono” nulla per questo sono mal viste. Mentre penso alla strada scopro un atelier, immagino si tratti di qualche comune studio fotografico o laboratorio per pittori, invece scopro con mio grande interesse che è il luogo in cui alcuni writers (piuttosto famosi) preparano i loro murales. Questo è molto beat. Per produrre la forma d’arte più discussa e odiata del momento studiano, non sfregiano a caso nel buio della notte un posto qualunque per far dispetto alle autorità, loro pensano la loro opera, scelgono il posto e la preparano affinché appunto non sia un danno, ma abbia un senso.

Mancano pochi minuti alle 9:00, il primo bar da servire è il bar che fa angolo con la palestra popolare di San Lorenzo, che un nome ce lo avrà pure, ma tutti lo conoscono come il bar affianco a Pomidoro, dove andava a mangiare Pasolini. Qui il carico è modesto, adatto a un piccolo bar. Il tratto di strada è breve ma il quartiere è già in piena attività: Gli studenti si confondo tra i residenti che vanno al mercatino, le pizzerie al taglio hanno la saracinesca mezza aperta e da dentro proviene un forte odore di detersivo per pavimenti. Poster di concerti si sovrappongono ad altri manifesti, in una stratificazione senza origini. Ogni tanto saluto qualcuno con un colpo di clacson, e quasi mi sembra di essere tornato al paese. Accosto all'angolo, apro gli sportelli e inizio a scaricare.
...CONTINUA...

3 commenti:

  1. bel racconto: un personaggio che si guarda intorno e si interroga su ciò che gli sta intorno, sugli 'altri' non è poco... :-)

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  2. raccontami cose concrete,va' a parlare con quel ragazzo

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