Da Intervista artigiani |
Passando da Piazza dei Campani e girando verso l'omonima via, si sente dalla strada, a più di qualche metro di distanza, un rumore tanto strano quanto sorprendente ed inaspettato. Il cadenzato ritmo del martello che batte sul ferro risuona nella piccola stradina poco trafficata, tanto da suggerirci a quale porta bussare, facendoci piacevolmente uscire dall'incertezza che ci accompagnava circa il luogo che andavamo cercando. Il fabbro ci racconta delle sue origini macedoni e della sua venuta in Italia come studente. Dopo qualche anno e per intricati motivi, inizia a lavorare come fabbro, riprendendo un'antica tradizione di famiglia. Questa nel suo paese produceva di generazione in generazione assi e ruote dei carri e delle carrozze. Tale professione è perciò a lui molto cara, che gli da molte soddisfazioni oltre che un'identità.
La sua visione del quartiere è articolata e complessificata e non chiusa in tipici stereotipi. Riesce infatti a tenere insieme due prospettive, una visione legata strettamente alla sanLorenzinità, e d un'altra tipica dell'estraneo, di chi a san Lorenzo non ci è nato, che provenendo da un altro luogo riesce a guardare il quartiere da un altro punto punto di vista, quindi come una ruota a 360°.
Da Intervista artigiani |
Ci racconta, in maniera complessa e articolata, delle ambivalenze di San Lorenzo, del suo modo di porsi nei confronti dello straniero, dell'estraneo, di chi a San Lorenzo non ci è nato e ci arriva per lavorare. Se da una parte è forte il richiamo ad aspetti criminali e malavitosi che caratterizzano il quartiere e alla diffidenza che suscitano, dall'altra ne emerge la bellezza, una bellezza legata fortemente alle persone, ai modi di relazionarsi dei SanLorenzini e alla loro bontà d'animo. Ci parla di come San Lorenzo convogli per certi versi, alcuni aspetti che caratterizzano la cultura italiana, di un'Italia fatta di ladri ed eroi, di santi e criminali, di brava e di cattiva gente.
Ci racconta anche delle difficoltà incontrate quando, nell'avviare l'attività lavorativa, ha subito intimidazioni e minacce riguardo alla pretesa di dover pagare a un'organizzazione criminale il cosiddetto pizzo, pena l'impossibilità di lavorare a San Lorenzo. Con un umile orgoglio che lo caratterizza, non ha ceduto ai ricatti ed è rimasto lì, dove ancora oggi lavora. Questi aspetti poco felici sembrano essere presenti ancora oggi, seppur cambiati nel tempo. D'altra parte, nonostante la possibilità di lavorare in altre zone di Roma non gli interessa, dato che lui ha scelto San Lorenzo, una scelta che rifarebbe per le particolarità che caratterizzano tutt'oggi il quartiere, fatto di gente semplice ed affabile; “brava gente”, che condivide i suoi spazi.
Il fabbro ci restituisce un immagine di San Lorenzo non scontata, ma complessa e poliedrica, all'interno della quale si possono trovare modi di convivere in maniera soddisfacente e gratificante; quanto di più lontano dallo stereotipo che ci lascerebbe vedere il quartiere come esclusivamente popolare, semplice, paesano, storicamente legato al bombardamento, o criminale, drogato, degradato, della movida e dei locali notturni. Con una parola definisce San Lorenzo oggi come un “paese di lusso”; un ossimoro che riesce a contenere in se l'anima complessa e ricca del quartiere, una visione che sarebbe utile condividere con chi, in maniera diversa, convive entro la stessa realtà.
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